I 15 KPI del marketing: Le metriche che fanno la differenza
Gestire un’azienda significa fare mille cose contemporaneamente. In una sola giornata devi incastrare il tempo per coordinare le campagne sui social, inviare newsletter, rivedere la SEO degli articoli sul tuo sito e rispondere alle richieste dei clienti, il tutto senza perdere la testa. Il tuo tempo, la tua attenzione e le tue risorse sono limitati e sempre divisi tra mille priorità.
In mezzo a tutto questo, devi anche assicurarti di trainare la tua attività nella direzione giusta. Per farlo, sai che puoi fare riferimento alle metriche digitali, ma è facile sentirsi sopraffatti dai numeri e dagli indicatori da monitorare, senza sapere quali siano davvero utili per raggiungere i tuoi obiettivi di business.
È proprio per questo che abbiamo raccolto i 16 KPI più importanti per misurare le performance del tuo marketing digitale in questo articolo. Ti spiegheremo a cosa serve ogni metrica e come interpretare i numeri, così da prendere decisioni basate sui dati e migliorare la tua strategia senza sprecare tempo o energie su indicatori poco significativi.
In più, qui sotto trovi un download gratuito con consigli pratici e suggerimenti su come agire quando una metrica eccelle o delude, permettendoti di adattare rapidamente le tue tattiche e massimizzare il ritorno sugli investimenti.
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Cosa sono i KPI e le metriche digitali del marketing?
Le metriche digitali sono dati misurabili che descrivono il comportamento degli utenti e le prestazioni delle attività online. Si raccolgono dai canali dove un’azienda è attiva, quindi generalmente il sito web, i motori di ricerca, le campagne a pagamento, i social media, le app, le newsletter.
Diversi tipi di metriche digitali analizzano aspetti distinti. Come le metriche delle prestazioni di un sito misurano la sua velocità e le metriche dell’email marketing misurano il successo delle campagne mail, così le metriche di marketing misurano il successo degli sforzi complessivi di marketing. Nell’insieme, tutte aiutano a valutare la salute di un business, osservare ciò che accade nel suo ecosistema e capire perché. Per esempio, puoi esaminare:
- Quali pagine riescono a trattenere l’attenzione e quali la disperdono
- Quali elementi rendono efficace un annuncio a pagamento
- Quando il calo del traffico organico dipende da un cambiamento nell’algoritmo di ricerca o da un contenuto che non risponde più alle domande degli utenti.
I KPI, o Key Performance Indicators, sono un sottoinsieme scelto di metriche digitali. I KPI di marketing vengono selezionati con uno scopo preciso, quello di misurare come gli sforzi di marketing contribuiscono al progresso verso un obiettivo strategico dell’azienda. Non esiste un elenco di KPI universali e obbligatori, perché ogni impresa ha il suo mercato e le sue ambizioni. Ci sono metriche che vengono più spesso adottate come KPI perché descrivono aspetti fondamentali del marketing digitale, ma la scelta ricade sempre su di te.
Come scegliere i KPI di marketing da tracciare
Il primo passo per selezionare i KPI di marketing è definire con chiarezza gli obiettivi strategici della tua azienda in un determinato momento: Aumentare il fatturato? Migliorare la fidelizzazione dei clienti? Ottimizzare l’efficienza delle campagne? Espandere la presenza locale?
Una volta chiari gli obiettivi, i KPI vanno scelti seguendo alcune regole fondamentali.
- Devono essere allineati direttamente agli obiettivi aziendali, offrendo una misura chiara e concreta del progresso.
- Devono essere specifici e rilevanti per il tuo settore e per il tuo pubblico
- Devono poter essere influenzati concretamente dal tuo lavoro quotidiano di marketing
- Devono essere confrontabili nel tempo, per permetterti di capire se la strategia sta funzionando e se ti stai muovendo nella direzione giusta
È consigliabile includere sia indicatori leading, cioè che prevedono le performance future e aiutano a anticipare trend, sia indicatori lagging, che misurano il risultato effettivo di un’attività già conclusa. Ad esempio, il numero di lead raccolti può anticipare le vendite future (leading), mentre il tasso di conversione finale mostra l’impatto concreto delle campagne (lagging).
Scegliere i KPI non significa ignorare tutte le altre metriche. Le metriche rimangono essenziali perché forniscono il contesto necessario per comprendere perché un KPI si comporta in un certo modo e quali fattori lo influenzano.
Ad esempio, mettiamo che stai lanciando un nuovo prodotto e uno dei tuoi KPI sia il tasso di conversione di una landing page. Le metriche di supporto come il tempo medio per pagina, il tasso di rimbalzo o la provenienza del traffico possono rivelare che gli utenti abbandonano perché arrivano da annunci poco mirati o trovano il contenuto poco chiaro. Nella tabella a seguire trovi degli esempi di possibili obiettivi aziendali, con KPI di marketing e metriche digitali corrispondenti.
| Obiettivo globale | KPI di marketing | Metriche digitali da tracciare |
| Aumentare la brand awareness | Impressions, Engagement Rate: Mostrano quante persone vedono il brand e quanto interagiscono |
Impression per canale, Copertura (reach), Interazioni social, Query di brand (ricerche nome azienda) |
| Aumentare la generazione di lead | Costo per Lead (CPL), Tasso di conversione: Collegano direttamente il costo dell’attività marketing ai contatti generati |
CPC, CPL, Click su call-to-action, Invii modulo, Eventi di conversione, Tasso di rimbalzo delle landing: Indicano la qualità del traffico e l’efficacia della pagina di destinazione |
| Incrementare le vendite online | Tasso di conversione, Return on Ad Spend (ROAS), Valore medio dell’ordine: Misurano quanto bene il marketing porta a vendite reali |
Sessioni, Add-to-cart, Checkout completion rate, Revenue attribuito ai canali, AOV: Aiutano a capire i passaggi del funnel che funzionano o che frenano le conversioni |
| Aumentare la retention e la fedeltà clienti | Tasso di acquisto ripetuto, CLV: Permettono di rilevare se i clienti tornano, se interagiscono e se il valore nel tempo cresce |
Returning user %, Frequenza acquisti, Aperture/click email, Recency (tempo dall’ultimo acquisto) |
| Lanciare con successo un nuovo prodotto | CTR, Tasso di conversione, Costo per Lead: Indicano interesse e danno un costo immediato della domanda generata |
Click alle pagine prodotto, CTR campagne teaser, Iscrizioni (lead) pre-lancio, Visualizzazioni pagina |
| Espandere la presenza sul mercato locale | Tasso di conversione, Costo di acquisizione cliente (CAC), Engagement Rate | Visualizzazioni Google Business Profile, Click su “Indicazioni stradali”, Click su telefono, Impression locali (“vicino a me”): Sono le metriche più usate dalle attività locali e direttamente collegate al comportamento dell’utente nella zona |
I KPI più importanti per il marketing
Di seguito vediamo i KPI che si utilizzano più comunemente per valutare l’efficacia delle iniziative di marketing e ottimizzare gli investimenti pubblicitari. Ogni indicatore offre una prospettiva specifica sul comportamento del pubblico e sulle performance delle campagne.
1. Impression
Cosa sono: Le impression misurano quante volte il tuo contenuto appare sullo schermo degli utenti, che sia un post sui social o un annuncio a pagamento. Ogni visualizzazione viene conteggiata, indipendentemente dal fatto che l’utente interagisca o meno.
Se un post viene mostrato nel feed di 10.000 persone, si registrano 10.000 impression, anche se solo una parte di loro clicca o interagisce.
Cosa indicano: Un numero elevato di impression è un segnale positivo che il contenuto viene mostrato a un pubblico ampio e contribuisce ad aumentare la visibilità del brand e la consapevolezza. Al contrario, impression basse possono indicare una copertura limitata, spesso causata da problemi di targeting o da un budget insufficiente se si utilizzano campagne a pagamento.
Dove trovarle: Le impression sono disponibili negli strumenti di analytics delle piattaforme dove il contenuto viene pubblicato, come Facebook Insights, LinkedIn Analytics, Google Ads o Google Search Console per i contenuti organici.
2. CTR
Cos’è: Il CTR, o Click-Through Rate, misura la percentuale di persone che cliccano su un link rispetto al numero totale di visualizzazioni. Può essere applicato a email marketing, post social, risultati dei motori di ricerca, annunci o qualsiasi altro contenuto digitale che contenga un link. In pratica, indica quante persone passano dalla semplice visualizzazione all’azione.
CTR nell’Email Marketing:
CTR = (Numero di click unici / Numero di email consegnate) × 100
CTR negli annunci a pagamento (social o search):
CTR = (Click totali / Impression totali) × 100
Cosa indica: Il CTR riflette quanto il contenuto risuona con il pubblico target. Un CTR elevato segnala che gli utenti interagiscono attivamente. Tuttavia, i benchmark variano in base al tipo di contenuto, al canale e all’azione richiesta. Ad esempio, un CTR del 2% può essere ottimo per un annuncio su LinkedIn, ma basso per una newsletter B2C altamente mirata.
Dove trovarlo: Questa metrica è disponibile negli strumenti di analytics delle piattaforme utilizzate (Meta Ads Manager, LinkedIn Campaign Manager, Google Ads) o negli strumenti di email marketing.
3. Sessioni
Cosa è: Una sessione inizia quando un utente atterra sul tuo sito e termina quando lascia la pagina o dopo un periodo di inattività (di solito 30 minuti). Rappresenta l’insieme di tutte le attività svolte dall’utente in quel periodo, come navigazione tra pagine, ricerche interne, aggiunta di prodotti al carrello, ecc.
Cosa indica: Le sessioni aiutano a capire quanto riesci a mantenere vivo l’interesse dei visitatori. Una sessione più lunga è generalmente positiva, indica che gli utenti interagiscono con i contenuti o esplorano i servizi. Fattori come design e usabilità, qualità dei contenuti e intento dell’utente influenzano la durata delle sessioni.
Tuttavia, è importante considerare il contesto: su un sito di news, le sessioni brevi possono essere normali, perché l’utente legge rapidamente gli articoli. Su un eCommerce, sessioni più lunghe sono auspicabili, perché aumentano le probabilità di acquisto.
Dove trovarle: Le sessioni si monitorano attraverso strumenti di analytics come Google Analytics o le dashboard integrate nel tuo hosting o CMS. Forniscono un quadro immediato di quanto tempo gli utenti passano attivamente sul sito.
4. Pageview
Cosa sono: Le pageview misurano il numero totale di volte in cui una pagina web viene caricata o ricaricata nel browser. A differenza delle sessioni, che contano ogni visitatore una sola volta in un intervallo di tempo, le pageview includono ogni visualizzazione, quindi un singolo utente può generare più pageview visitando diverse pagine o ricaricando la stessa pagina più volte.
Cosa indicano: Le pageview offrono una misura dell’interesse complessivo verso i contenuti del sito. Ad esempio, se le pagine del tuo sito in media ricevono 100 pageview al mese, ma un articolo specifico ne riceve 1.000, significa che quel contenuto cattura realmente l’attenzione dei lettori.
Le pageview aiutano anche a individuare trend come picchi di traffico generati da campagne pubblicitarie o fluttuazioni stagionali che possono guidare la pianificazione dei contenuti futuri.
⚠️ Attenzione⚠️
Pageview elevate possono sembrare positive, ma senza contesto non sempre indicano un coinvolgimento reale. Per comprendere pienamente il comportamento degli utenti e le performance del sito, è necessario incrociarle con altre metriche di engagement, come tasso di rimbalzo, tasso di conversione e tempo medio per pagina.
Dove trovarle: Le pageview si trovano in strumenti di analytics come Google Analytics o le dashboard integrate nei CMS e nei servizi di hosting. In genere, sono riportate sia a livello di pagina singola sia aggregate per l’intero sito.
5. Tempo medio per pagina
Cos’è: Il tempo medio per pagina misura quanto tempo un visitatore resta su una specifica pagina durante una singola sessione.
Cosa indica: Un tempo medio elevato suggerisce che il contenuto è interessante e rilevante per il pubblico target. In altre parole, significa che hai intercettato correttamente l’audience e che l’informazione proposta soddisfa le sue esigenze. Al contrario, un tempo troppo breve può indicare problemi come contenuti poco pertinenti, aspettative sbagliate, oppure difficoltà nell’usabilità della pagina o del sito stesso. Interpretare correttamente questo dato richiede quindi di considerare anche qualità dei contenuti e design della pagina.
Dove trovarlo: Anche in questo caso i dati si trovano su Google Analytics o nelle dashboard del tuo hosting.
6. Engagement
Cos’è: L’engagement è una metrica propria del social media marketing, infatti misura quanto gli utenti interagiscono con un contenuto sui social, in modo simile a come il tempo medio per pagina valuta il coinvolgimento su un sito web. Include azioni come like, commenti, condivisioni o click su un post.
Engagement Rate = (Totale interazioni su un post / Reach del post) × 100
Cosa indica: Un engagement rate elevato segnala che il contenuto è interessante e rilevante, e può generare lead qualificati, ovvero potenziali clienti che hanno dimostrato interesse per i prodotti o servizi dell’azienda. Al contrario, un tasso basso indica che il contenuto non sta colpendo il pubblico, suggerendo la necessità di rivedere il messaggio, il formato o il target delle campagne.
Dove trovarlo: Le piattaforme social offrono strumenti integrati per monitorare l’engagement, come Meta Ads Manager, LinkedIn Analytics o Instagram Insights.
7. Tasso di rimbalzo
Cos’è: Il tasso di rimbalzo misura la percentuale di utenti che visitano il sito e lo abbandonano senza interagire con altre pagine o elementi, come cliccare un link, compilare un modulo o completare un acquisto.
Tasso di rimbalzo = (Sessioni a pagina singola / Totale sessioni) × 100
Cosa indica: Un tasso di rimbalzo elevato può segnalare problemi di esperienza utente, come landing page poco chiare, navigazione complicata o contenuti non pertinenti. Tuttavia, non sempre è negativo. Un blog educativo che risponde immediatamente a una domanda può avere un bounce rate alto proprio perché ha raggiunto immediatamente il suo obiettivo. Al contrario, un tasso alto su una pagina prodotto prima del checkout è un chiaro indicatore di problemi da risolvere.
Consigli pratici per ridurre i tassi di rimbalzo:
- Migliora i tempi di caricamento del sito, perché pagine lente frustrano gli utenti e aumentano le uscite immediate.
- Rendi la navigazione chiara e intuitiva, con menu semplici e percorsi logici.
- Inserisci link interni nei contenuti per guidare i visitatori verso altre pagine pertinenti, aumentando il tempo sul sito.
Dove trovarlo: Il tasso di rimbalzo è disponibile in Google Analytics o nelle dashboard integrate nel CMS o nel servizio di hosting.
⚠️Attenzione⚠️
L’exit rate è una metrica che misura la percentuale di visitatori che lasciano il sito da una pagina specifica, indipendentemente dal numero di pagine visitate precedentemente. Pur sembrando simile al tasso di rimbalzo, l’exit rate fornisce informazioni precise su quali pagine rappresentano l’ultima visita prima che l’utente abbandoni il sito.
8. Tasso di conversione
Cos’è: Il tasso di conversione misura la percentuale di visitatori che compiono una determinata azione sulla tua piattaforma.
Tasso di conversione = (Numero di conversioni / Numero totale di visitatori) × 100
Cosa indica: Questa metrica valuta l’efficacia delle campagne di marketing e delle prestazioni del sito web. Una conversione non si limita all’acquisto, può essere ance l’iscrizione a una newsletter, il download di un contenuto, la compilazione di un modulo di contatto o qualsiasi azione desiderata.
Un tasso di conversione elevato segnala che il percorso dell’utente è stato ottimizzato, i contenuti sono coinvolgenti, le call to action chiare e ben posizionate. Al contrario, un tasso basso può indicare che i contenuti non soddisfano le aspettative, che le CTA non sono sufficientemente visibili o persuasive, oppure che il percorso dell’utente presenta ostacoli.
Dove trovarlo: In strumenti di analytics come Google Analytics o nelle dashboard dei CMS e degli strumenti di ecommerce. In alternativa, può essere calcolato internamente combinando il numero totale di conversioni con il traffico rilevato sul sito.
9. Valore medio dell’ordine
Cos’è: Il valore medio dell’ordine, o Average Order Value (AOV), indica quanto spendono in media i clienti al momento del checkout.
Valore medio dell′ordine = Fatturato totale / Numero di ordini effettuati
Cosa indica: L’AOV fornisce informazioni sul comportamento d’acquisto dei clienti e sull’efficacia delle strategie di prezzo, del product bundling o delle attività di upselling. Ottimizzare il valore medio dell’ordine significa aumentare i ricavi senza dover incrementare il traffico complessivo, cioè fare in modo che ogni cliente spenda di più.
Se per esempio hai un ecommerce e il tuo AOV è di 30 €, puoi offrire spedizione gratuita per ordini superiori a 40 €. Questo incentiva i clienti ad aggiungere prodotti al carrello, aumentando la spesa totale.
Dove trovarlo: Il valore medio dell’ordine si trova nelle piattaforme di e-commerce, nei report di Google Analytics e negli strumenti di vendita integrati. Si calcola facilmente dividendo il fatturato totale per il numero di ordini registrati nello stesso periodo.
10. Tasso di acquisto ripetuto (Repeat Purchase Rate)
Cos’è: Il tasso di acquisto ripetuto, o RPR (Repeat Purchase Rate), misura la percentuale di clienti che tornano a effettuare ulteriori acquisti dopo la prima transazione.
Tasso di acquisto ripetuto = Numero di clienti che acquistano più volte / Numero totale di clienti
Cosa indica: Se i clienti ritornano, questo indica fidelizzazione e soddisfazione nei confronti del brand. Un RPR elevato suggerisce che i clienti apprezzano i prodotti o servizi e sono propensi a continuare ad acquistare. Un calo, invece, può segnalare problemi nella qualità del prodotto, nel servizio clienti o una crescente concorrenza.
Dove trovarlo: Il tasso di acquisto ripetuto può essere calcolato attraverso strumenti e piattaforme di e-commerce oppure tramite un CRM che traccia gli acquisti dei clienti nel tempo.
11. Customer Lifetime Value (CLV)
Cos’è: Il Customer Lifetime Value stima quanto fatturato ogni cliente medio genera, considerando la spesa media per acquisto, la frequenza degli acquisti e la durata della relazione con il cliente.
CLV = Durata media della relazione × Valore medio per cliente
Ovvero, se un cliente spende in media 100 € all’anno e resta fedele per cinque anni, il suo CLV è di 500 €.
Cosa indica: Il CLV permette di quantificare il valore dei clienti fedeli. Un CLV alto indica clienti che generano ricavi maggiori nel tempo. Un CLV in calo suggerisce la necessità di rafforzare le strategie di fidelizzazione, con offerte personalizzate o programmi di loyalty. In questo caso, l’uso di un CRM può facilitare la gestione dei dati dei clienti e l’automazione delle comunicazioni per migliorare l’engagement.
Dove trovarlo: Il CLV può essere calcolato utilizzando strumenti di CRM, piattaforme e-commerce o software di analytics avanzati.
12. Costo per Click (CPC)
Cos’è: Il Costo per Click misura quanto un marketer digitale spende ogni volta che un utente clicca su un annuncio.
CPC = Costo dell’annuncio / Numero di click
Cosa indica: Il CPC è fondamentale per gestire efficacemente il budget pubblicitario. Un CPC elevato può segnalare un settore competitivo, annunci poco ottimizzati o contenuti che non risuonano con il pubblico. Al contrario, un CPC basso indica una campagna ben ottimizzata, con targeting preciso e contenuti coinvolgenti. È importante ricordare che fattori come la competitività delle keyword, la qualità dell’annuncio e il settore di riferimento influiscono sul costo per click.
Dove trovarlo: Il CPC è disponibile direttamente nelle piattaforme pubblicitarie come Google Ads, Meta Ads Manager, LinkedIn Ads e altri strumenti di advertising. Può anche essere calcolato internamente dividendo il costo totale della campagna per il numero di click ottenuti.
13. Return on Ad Spend (ROAS)
Cos’è: Il ROAS misura il ritorno ottenuto dalle spese pubblicitarie: ovvero quanti ricavi generi per ogni unità monetaria spesa in advertising.
ROAS = Ricavi generati dalla campagna / Costo della campagna x 100
Cosa indica: Il ROAS permette di valutare l’efficacia e la redditività delle campagne pubblicitarie. Un ROAS elevato significa che la strategia di advertising, canali scelti, la creatività, il targeting, l’offerta sono efficienti. Se il ROAS è basso, dovrai indagare se il targeting non è ottimizzato, se l’offerta è poco convincente, o se un canale nello specifico produce pochi ricavi rispetto al costo.
Dove trovarlo / come ottenerlo: Il dato può essere ricavato da piattaforme pubblicitarie come Google Ads e Meta Ads, oppure puoi raccogliere manualmente tutto il fatturato attribuibile a una campagna e dividerlo per il totale speso in promozione, per ottenere il ROAS.
14. Costo per Lead (CPL)
Cos’è: Il Costo per Lead misura quanto costa generare un contatto qualificato attraverso traffico organico o campagne pubblicitarie.
CPL = Spesa totale per l’attività di marketing / Numero di lead acquisiti
Se spendi 500 € per una campagna e ottieni 50 lead, il tuo CPL è di 10 €. A differenza del CPC, il CPL considera solo le persone che hanno completato l’azione desiderata (un acquisto, prenotare una demo, scaricare una guida), non chi ha semplicemente cliccato sull’annuncio.
Cosa indica: Il CPL aiuta a capire l’efficacia delle strategie di lead generation e dei lead magnet. Un CPL basso significa che stai acquisendo contatti in modo efficiente, mentre un CPL alto indica che potresti dover ottimizzare landing page, call to action o targeting per migliorare le conversioni.
Dove trovarlo: Il CPL si trova negli strumenti di marketing automation o piattaforme di CRM oppure può essere calcolato internamente dividendo la spesa totale per il numero di lead generati.
15. Costo di Acquisto Cliente (CAC)
Cos’è: Il CAC misura la spesa totale sostenuta per acquisire un nuovo cliente, includendo tutte le spese di marketing e vendita, inclusi costi pubblicitari, salari, software e altre risorse impiegate.
CAC = Totale costi / Numero di nuovi clienti acquisiti
Se investi 10.000 € in un mese e acquisisci 100 nuovi clienti, il tuo CAC sarà di 100 €. Da qui puoi paragonare l’AOV: se il valore medio dell’ordine è di circa 500 €, significa che le campagne sono redditizie. Per una visione completa del ritorno economico, è importante considerare anche i costi del prodotto e altre spese.
Cosa indica: Un CAC elevato può suggerire la necessità di ottimizzare targeting, messaggi o canali marketing per acquisire clienti a costi più contenuti. Un CAC basso indica invece un’acquisizione efficiente, margini più alti e maggiore libertà di reinvestire in iniziative di crescita.
Dove trovarlo: Il CAC si calcola combinando dati di CRM, piattaforme di e-commerce e strumenti di analytics finanziaria. Puoi determinarlo internamente aggregando tutte le spese di marketing e vendite in un periodo specifico e dividendo per il numero di nuovi clienti acquisiti nello stesso arco temporale.
16. Ritorno sull’investimento
Cos’è: Il ROI misura, in percentuale, la redditività delle attività di marketing confrontando i ricavi generati con i costi sostenuti.
ROI = [ (Ricavi totali – Costi dell’investimento) / Costi dell’investimento ] × 100
Mettiamo per esempio che tu spenda 1.000 € per una campagna e generi 5.000 € di ricavi. Il ROI sarà di [(5.000 – 1.000) / 1.000] x 100 = 400%.
Cosa indica: Un ROI elevato significa che le attività di marketing stanno producendo risultati concreti. Un ROI basso o negativo segnala che le strategie attuali non funzionano e richiedono una revisione. Migliorare il ROI implica fissare obiettivi chiari e misurabili, ottimizzare i segmenti di pubblico, testare formati e messaggi diversi e proporre offerte promozionali che aumentino engagement e conversioni.
Dove trovarlo: Il ROI può essere calcolato con strumenti di analytics come Google Analytics, piattaforme e-commerce o software di marketing e CRM che integrano dati di costo e ricavo. L’importante è confrontare i ricavi attribuiti alle campagne con i costi sostenuti nello stesso periodo.
Ottenere risultati migliori con i KPI e le metriche digitali
Monitorare i KPI giusti è il modo più efficace per trasformare i tuoi sforzi di marketing in decisioni strategiche che generano risultati concreti. Con gli indicatori adeguati puoi individuare tendenze, capire cosa funziona davvero e correggere rapidamente ciò che non porta valore, ottimizzando tempo, budget e risorse.
Naturalmente, molti dei fattori che influenzano i KPI dipendono dalle tue scelte di business e dalle singole campagne, come il targeting, la chiarezza delle CTA, l’allocazione del budget o il livello di competitività nel tuo settore. Ma esistono anche componenti tecniche che hanno un peso enorme sull’esperienza utente e, di conseguenza, su metriche come bounce rate, conversioni, tempo sulla pagina e persino sul ROI complessivo: parliamo di velocità del sito, prestazioni e sicurezza.
E qui gli strumenti giusti fanno davvero la differenza. La nostra piattaforma di hosting SiteGround e il Website Builder ti offrono una base solida di performance ultra-veloci, sicurezza avanzata e assistenza costante, oltre a un pannello di statistiche integrato per analizzare il traffico, monitorare il comportamento dei visitatori e misurare la performance delle tue pagine in autonomia.
Allo stesso modo, con SiteGround Email Marketing puoi tracciare con precisione dati fondamentali come tassi di apertura, clic, interazioni e conversioni dalle tue campagne email, permettendoti di capire subito cosa funziona e cosa va ottimizzato.
In altre parole, hai già tutto ciò che serve per migliorare sia le prestazioni del tuo sito sia il monitoraggio delle tue attività digitali. Sfrutta questi strumenti per interpretare al meglio i KPI del tuo marketing, offrire un’esperienza impeccabile agli utenti e trasformare davvero il tuo business.




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