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Marketing B2B: significato, strategie e strumenti vincenti

Jul 02, 2025 15 min di lettura Noel Nuccioni

Cosa significa davvero fare marketing B2B oggi? È l’arte di intessere una storia che valga il tempo e il giudizio di chi siede tra corridoi di vetro e decisioni ponderate. Una narrazione che risponda alle domande non ancora pronunciate, che offra soluzioni prima che sorgano problemi. Così, le imponenti porte lucide di un’azienda si socchiudono docilmente.

Il marketing business-to-business richiede una visione strategica, strumenti giusti e la capacità di parlare direttamente ai bisogni di decision maker sempre più informati ed esigenti. Che tu stia muovendo i primi passi o voglia affinare una strategia già avviata, qui troverai una bussola chiara per orientarti nel panorama B2B attuale – senza tecnicismi superflui, ma con esempi pratici, insight e soluzioni pronte all’uso.

In questa guida, attraverseremo insieme i sentieri del marketing B2B, ne esploreremo il significato, le strategie che funzionano davvero e gli strumenti vincenti per semplificare i processi, attrarre lead qualificati e scalare con metodo. Nessuna giungla di tecnicismi, solo una mappa nitida, esempi concreti e insight pronti all’uso per orientare il tuo business, oggi e domani.

Ma prima, una nota necessaria: ogni strategia va letta alla luce della propria realtà. Questa guida è pensata per chiunque si occupi di marketing B2B – che tu lavori nel settore dei componenti industriali, nel software, nella consulenza o nell’artigianato – ma non esiste una formula unica che valga per tutti. 

Le dinamiche di un’azienda molto piccola non sono le stesse di una multinazionale. Le leve persuasive che funzionano nel settore farmaceutico difficilmente si adattano a una tech startup. Il vero valore di ciò che leggerai sta nella capacità di adattarlo, modularlo, piegarlo con intelligenza ai bisogni e alle risorse del tuo contesto. Perché, nel B2B, la strategia davvero vincente è quella costruita su misura.

Cos’è il marketing B2B: definizione

Il marketing B2B, abbreviazione di marketing business-to-business, è l’insieme delle attività di comunicazione e promozione che un’azienda rivolge ad altre aziende, non ad un consumatore finale privato (in quel caso, parleremmo di B2C). In altre parole, quando il cliente non è una persona fisica, ma un’altra impresa, siamo nel mondo del B2B.

Facciamo l’esempio di una fabbrica di bulloni. Chi compra questo prodotto non saranno i singoli consumatori, bensì altre aziende o rivenditori. Questo è il motivo per cui non vedrai mai quei bulloni in uno spot televisivo per famiglie, perché il loro destinatario sarà sempre un altro business. In questo caso, per vendere il proprio prodotto la fabbrica di bulloni dovrà fare un altro tipo di marketing: il marketing B2B.

Proprio come i professionisti di qualsiasi settore usano termini tecnici e argomenti specifici per parlare tra loro, il marketing B2B si basa su messaggi precisi, contenuti utili e relazioni costruite sul valore, più che sull’emozione del momento. Vediamo quindi le differenze principali tra il B2B e il B2C.

Banner che mostra un imprenditore sorridente con un'attività online. Il titolo dice "fai crescere la tua attività con l'hosting SiteGround". Il bottone da cliccare dice "inizia"

Qual è la differenza tra il marketing B2B e il B2C?

La differenza tra marketing B2B (business-to-business) e marketing B2C (business-to-consumer) sta sia nelle motivazioni che nelle modalità. 

Nel marketing B2B, chi compra, lo fa per esigenze professionali, con obiettivi legati all’efficienza, al rendimento o al vantaggio competitivo. Nel marketing B2C, invece, le scelte sono spesso più impulsive, legate al desiderio e al gusto personale.

Vendere una stampante a una famiglia (B2C) richiede messaggi semplici, visivi, emozionali. Vendere la stessa stampante a un’azienda (B2B) richiede argomenti diversi, come velocità di stampa, costi per pagina ridotti, assistenza dedicata.

Vediamo perché esaminando i quattro punti di divergenza principali.

Tabella riassuntiva delle differenze tra il marketing b2b e il b2c. Gli aspetti principali sono "destinatario", "cosa guida le scelte", "processo di acquisto", "durata della relazione"

Target del marketing

Nel marketing B2B, i clienti sono aziende e il pubblico a cui ci si rivolge è composto di professionisti o addirittura interi gruppi decisionali che le rappresentano. Buyer, tecnici specializzati, imprenditori, manager, CFO, e team acquisti che comunicano tutti fra loro alla ricerca della migliore opzione. Tutte queste interazioni rendono il processo più lungo e complesso.

Qui, la comunicazione non punta a “colpire”, ma a convincere, spiegare, rassicurare. Il target è più informato, più esigente, e spesso più scettico: per questo ogni messaggio deve dimostrare competenza e valore concreto.

Nel B2C, invece, ci si rivolge a consumatori privati, che acquistano per sé o per la propria famiglia. La decisione è quasi sempre autonoma e segue spesso l’istinto, le emozioni, le abitudini o la convenienza immediata, che rendono il processo di acquisto più semplice e diretto. 

Cosa guida l’acquisto

In un contesto di marketing B2B, le decisioni d’acquisto sono ponderate e orientate al ritorno economico (ROI), alla competenza tecnica e all’efficienza operativa. Chi compra lo fa con la testa e per fidarsi, ha bisogno di dati concreti, casi studio, dimostrazioni reali.
Ecco perché nel B2B il content marketing gioca un ruolo chiave: articoli, e-book, webinar e guide diventano strumenti decisivi per educare il cliente e dimostrare autorevolezza nel settore.

Al contrario, nel B2C il cliente agisce spesso d’impulso. È più sensibile a messaggi emozionali, offerte speciali o packaging accattivanti. Vuole essere intrattenuto, ispirato, magari sorpreso. Pensiamo a chi compra un paio di scarpe online: non ha bisogno di una guida tecnica, ma di una buona foto e una recensione positiva.

Processo di acquisto

Nel mondo del B2B, l’acquisto è raramente immediato. È un processo strutturato, in cui entrano in gioco più figure: il responsabile acquisti, il tecnico, il manager e forse anche la direzione generale.

Si valutano alternative, si fanno incontri, si chiedono preventivi. Per questo, la presenza di un account manager dedicato, di un venditore di fiducia, o almeno di un team di vendita è una necessità. Ad esempio, un’azienda che deve scegliere un nuovo software gestionale coinvolgerà vari reparti prima di decidere: amministrazione, IT, direzione.

Nel B2C, invece, il processo è molto più semplice e diretto. Chi acquista decide in autonomia, a volte in pochi minuti. Un cliente che compra una macchina del caffè online non deve consultare nessuno, conosce già il proprio budget e bisogni, guarda il prezzo, le recensioni, e clicca “compra ora”.

Durata della relazione con il cliente

Nel marketing B2B, le relazioni si costruiscono lentamente, con l’idea di ottenere un frutto duraturo. Le aziende cercano partnership solide e soluzioni che possano durare anni. Una volta conquistata la fiducia di un cliente, la collaborazione può estendersi nel tempo, portando a una vera fidelizzazione.

Nel B2C, il ciclo di vita del cliente è spesso più breve. L’acquisto può essere una tantum o sporadico, e la fedeltà più difficile da mantenere. La relazione è più rapida e più volatile, anche se può essere coltivata con promozioni e programmi fedeltà.

Adesso che abbiamo contesto e principi fondamentali che danno forma al marketing B2B, passiamo ai passi necessari per metterlo in atto. Primo tra tutti come stabilire l’identità su cui baserai le tue strategie.

1. Stabilisci la tua identità

Prima di lanciarti in campagne, funnel e contenuti, c’è un passaggio primario: preparare bene le fondamenta del marketing B2B.

Il tuo pubblico è più ristretto nel B2B rispetto al B2C, ma ha un valore molto più alto nel tempo (il CLV, customer lifetime value). Un singolo cliente può valere migliaia di euro se coltivato nel modo giusto. Ecco perché ogni messaggio deve essere mirato, preciso, cucito su misura: personalizzazione è la parola d’ordine.

Parti dalla tua Unique Value Proposition (UVP) e chiediti:

  • Cosa stai offrendo davvero?
  • Cosa ti rende diverso (e migliore) dai tuoi concorrenti?
  • Perché un’azienda dovrebbe scegliere proprio te?

Nel rispondere queste domande vai a fondo, fornisci dati concreti. Poi, definisci bene chi stai cercando. Qui entrano in gioco due concetti chiave:

  • La Buyer Persona – cioè il profilo del singolo professionista a cui ti rivolgi. Può essere un responsabile IT, un CFO o un procurement manager.
  • L’Ideal Customer Profile (ICP) cioè l’azienda per cui lavora quella persona. 

Per definire Buyer Persona e ICP, poniti queste domande:

Tabella riassuntiva dedicata alle domande da porsi per definire i clienti per il marketing b2b.
Le domande utili a definire il professionista a cui ti rivolgi sono:
Quali problemi ha da risolvere? 
Quali responsabilità ha? 
Dove cerca fonti di informazione affidabili e soluzioni? 
Dove fa networking?
Cosa guida le sue decisioni di acquisto e quali obiettivi di business ha?
Le domande per definire il profilo dell'azienda cliente sono:
In che settore opera?
In che zona/città si trova?
Che dimensioni ha?
Quali marchi o prodotti usa già? 
Quali benefici/problemi hanno questi prodotti?

Infine, studia la concorrenza, le aziende che si rivolgono al tuo stesso pubblico. Chiediti:

  • Cosa offrono?
  • Come comunicano?
  • Quali canali usano?
  • Ci sono spazi che non stanno coprendo e che tu puoi occupare?

Un’analisi competitiva fatta bene ti aiuta a individuare opportunità di posizionamento e a capire dove puoi distinguerti davvero, sia in termini di contenuto che di valore offerto.

Una volta che avrai riconosciuto i tuoi e i loro punti di forza, quelli di debolezza, le opportunità e le minacce, potrai passare alle strategie concrete di marketing B2B.

2. Punta sull’Account-Based Marketing (ABM)

Gestire un’attività B2B significa muoversi in un ecosistema in cui la sola attività di marketing non è sufficiente a chiudere contratti. A differenza del B2C, nel B2B la vendita richiede tempo e una regia ben orchestrata. Per questo, non si può prescindere da un team di vendita attivo.

Certo, per un business di piccole dimensioni, il “team di vendita” in questione potresti anche essere solo tu, a patto che dedichi tempo a trovare clienti e bussare alle loro porte, piuttosto che ad aspettare che i clienti ti trovino da soli. Il marketing B2B genera opportunità, ma è il commerciale a concretizzarle. Le due funzioni devono lavorare in tandem, non su binari separati.

Ed è proprio da questa sinergia che nasce una delle strategie più efficaci nel panorama B2B: l’Account-Based Marketing, o ABM. Quando si vendono soluzioni a organizzazioni complesse – dove ogni decisione passa attraverso comitati interni, responsabili acquisti, tecnici e revisioni del budget – pensare in termini di “clienti” non basta. Ogni azienda interlocutrice è un account nel senso pieno del termine: un’entità con più voci, priorità interne e dinamiche decisionali articolate.

L’account-based marketing (ABM, per gli amici) parte dalla consapevolezza dell’enorme valore di ognuno di questi account. L’ABM è una strategia focalizzata sull’ingaggiare e coltivare una selezione di account ad alto valore. L’obiettivo è costruire un rapporto solido e strategico con questi clienti ideali, offrendo loro contenuti, campagne e attenzioni su misura.

Il marketing, in questo contesto ABM, lavora fianco a fianco con il reparto commerciale, come un’estensione naturale del suo lavoro. Le campagne, i contenuti, le interazioni sono progettati per supportare la relazione con l’account target, accompagnandolo lungo un percorso condiviso.

A questo punto, vediamo alcuni possibili modalità dell’account-based marketing.

  • 1-to-1, il livello più esclusivo. Campagne cucite su misura per singoli account, incontri dedicati, e contenuti creati appositamente. Ottimo per pochi clienti, ma molto importanti.
  • 1-to-few, la via di mezzo. Gli account vengono raggruppati per caratteristiche simili (es. settore, dimensioni, problemi comuni) e si sviluppano campagne mirate per ciascun gruppo. È il formato ideale per scalare senza perdere del tutto il tocco personale.
  • 1-to-many, dove entra in gioco l’automazione guidata dall’intelligenza artificiale. Per lanciare messaggi personalizzati a centinaia di contatti distribuiti su diversi account target, si usa l’IA, che ti aiuta a creare campagne di advertising su misura e attività di retargeting.

Come avrai già notato, una strategia di account-based marketing, se in larga scala, può essere piuttosto esigente in termini di coordinazione e tracciamento del progresso di ogni cliente. È per questo che le compagnie di medie-grandi dimensioni, con team commerciali più numerosi, si appoggiano solitamente a un CRM.

Un CRM (Customer Relationship Management) è uno strumento che ti permette di organizzare e analizzare tutte le interazioni con i tuoi contatti e lead dall’inizio alla fine del funnel. Un sistema di gestione delle relazioni con i clienti, appunto, che ti aiuta ad ubicarti nelle diverse fasi del customer journey e gestire tutte le interazioni dalla stessa piattaforma.

Il CRM ben scelto ti aiuta a:

  • Gestire profili di più interlocutori all’interno di ogni organizzazione cliente, monitorando le interazioni e personalizzando ogni messaggio;
  • Personalizzare pipeline, etichette e flussi di lavoro in base al tuo metodo;
  • Integrare strumenti terzi come email marketing, piattaforme di analytics, calendari o tool per e-commerce;
  • Automatizzare azioni complesse, inviando comunicazioni al momento giusto o attivando follow-up basati sul comportamento del lead;
  • Analizzare i dati con report utili per le vendite a lungo termine, le evoluzioni lente e le trattative articolate del B2B.

Per attività piccole o a gestione snella invece, è probabile che tu non abbia bisogno di software avanzati.

3. Costruisci la tua content strategy

La content strategy, o strategia dei contenuti, consiste nel creare e distribuire materiali utili che creino consapevolezza intorno al tuo prodotto, che aiutino i tuoi potenziali clienti a risolvere un problema, capire un tema complesso o prendere decisioni più consapevoli. 

Tabella riassuntiva dei contenuti per il marketing b2b:
Contenuti sito web: homepage, sales page, landing page, blog, case study, pagine prodotto
Ebook: guide, checklist, mappe concettuali
Email marketing: newsletter, followup, campagne drip
Post social: linkedIn, YouTube, Facebook, instagram
Presentazioni: asset per eventi, meeting, reparto vendite
Report: raccolte dati, statistiche, trend settore

Nel marketing B2B, tutto è contenuto. Ogni pagina web, ogni slide in una presentazione, ogni riga di un’email commerciale o didascalia social è, in fondo, una forma di contenuto. Ma, mentre un contenuto per una presentazione per una convention dovrà colpire e restare impresso, un white paper tecnico servirà a supportare il reparto vendite durante una lunga trattativa. La strategia, quindi, riguarda cosa dire, dove, come e perché.

Per natura del settore – dove, ci ricordiamo, gli acquisti sono fatti da uno o più individui che cercano la soluzione più redditizia e conveniente per la propria azienda – per vendere bisogna educare, spiegare, dimostrare conoscenza, costruire fiducia, trasmettere autorevolezza. Ecco perché i contenuti sono protagonisti della tua strategia di marketing B2B.

Il formato e il tono dei contenuti da creare dipende dal tuo target e da come e dove preferisce informarsi. Se la tua Buyer Persona è un manager tecnico, apprezzerà un report dettagliato, un e-book tecnico, un webinar con dati solidi. Se invece è spesso su LinkedIn, meglio puntare su post brevi, grafici o video.

Alcuni dei principali tipi di contenuto per il marketing B2B sono:

  • Pagine del sito web: homepage, sales page, landing page. Devono convincere, convertire e rispecchiare il tono della tua azienda.
  • Blog: articoli regolari per educare, migliorare la SEO e mantenere vivo l’interesse nel tempo.
  • Case study: storie vere di clienti soddisfatti. Aiutano a dimostrare risultati concreti e superare l’obiezione: “funzionerà anche per noi?”.
  • Ebook: approfondimenti completi su un tema, ideali per generare lead in cambio della registrazione a una landing page.
  • Email marketing: newsletter, follow-up automatizzati e tutto ciò che fa parte delle drip campaign. Strumento fondamentale per mantenere la relazione e nutrire i lead nel tempo.
  • Post social: contenuti brevi, visivi e coinvolgenti pensati per piattaforme come LinkedIn. Ottimi per stimolare la conversazione e aumentare la visibilità.
  • Video YouTube: guide, demo, interviste o casi studio video da integrare nei tuoi articoli o da promuovere sui social. Ottimi per spiegare in modo chiaro concetti tecnici o processi complessi.
  • Presentazioni: utili per eventi, meeting con clienti o come asset per il reparto vendite. Devono essere visivamente chiare e focalizzate su soluzioni concrete.
  • Report: raccolte di dati, statistiche e trend di settore. Posizionano il tuo brand come autorità sempre aggiornata.

L’obiettivo di una buona content strategy non è solo informare, ma generare domanda e sostenere gli sforzi del team vendite. Attraverso i contenuti devi far sì che la vocina nella mente del tuo lettore suggerisca “Ehi, forse ho davvero bisogno di questo prodotto”.

Se stai progettando o rivedendo la tua strategia di contenuti sul tuo sito, ti consigliamo un approfondimento utile per passare dalla teoria alla pratica: dai un’occhiata al nostro articolo con 13 esempi di siti web dal design efficace per ispirarti visivamente e capire come strutturare i contenuti del tuo sito per il massimo successo.

4. Crea customer journey su misura

In un contesto di marketing B2B, dove si punta agli account di alto interesse piuttosto che ad un pubblico vasto, il customer journey è una mappa viva, pronta a cambiare a seconda delle persone coinvolte. Non si guarda solo ai trend generali: ogni passaggio deve essere costruito intorno a stakeholder differenti, a priorità specifiche, a dinamiche interne.

Non c’è ricetta universale. Il customer journey va modellato su misura, con strumenti che permettano di tenere traccia di ogni passaggio, contatto e segnale e sfruttalo per ottenere conversioni.

Per costruire un percorso davvero su misura, adattando i contenuti alle necessità del caso, serve saper leggere i segnali lungo il cammino. È qui che entra in gioco il trigger marketing.

Trigger marketing

Quando si tratta di orchestrare momenti che fanno scattare messaggi, contenuti o azioni specifiche, parliamo di trigger marketing. Questi segnali, cioè i “trigger” possono essere semplici – una visita ad una landing page – o più raffinati, come un comportamento analizzato nel tempo. Più complessi i segnali e più dettagliata l’osservazione, migliore la personalizzazione. 

Questa strategia ti permette di capire quale è il momento esatto in cui il potenziale cliente è più ricettivo a quale messaggio o azione mirata. Se per esempio un utente scarica una guida sul GDPR, puoi fargli arrivare subito un invito a un webinar sulla privacy o un articolo che approfondisce l’argomento.

Vediamo insieme alcuni tipi di trigger:

Tipo Esempi Cosa rivelano Come sfruttarli
Eventi trigger Partecipazione a webinarInterazione in fiera Richiesta di demo di prodotto Invio di moduli o iscrizione a newsletter Interesse iniziale e disponibilità a interagire Avvia una sequenza di onboarding o nurturing personalizzato ai temi di interesse
Interazioni trigger Visita di una pagina web specificaDownload di altri contenutiInterazione con un chatbot Interessi specifici del momento Personalizza i follow-up e aumenta la pertinenza di ogni interazione
Trigger comportamentali Visite ripetute alla pagine chiave (es: pagina prezzi)Più contatti sui diversi canaliConfronto tra soluzioni della concorrenza Segnali di acquisto, esitazioni o decadimento dell’intento lungo il funnel Crea risposte mirate per sbloccare o accelerare il percorso dell’acquirente
Trigger emotivi Occasioni in cui sono in gioco il rendimento sul lavoro, il riconoscimento dei colleghi o la leadership nell’innovazione Motivazioni personali legate a status, carriera o reputazione aziendale Sfruttali negli oggetti, CTA, contenuti, e storytelling, non necessariamente nei flussi di automazione

Email marketing

Uno dei canali privilegiati per attivare questi trigger e coltivare le relazioni in modo efficace è l’email marketing. A differenza del B2C, nel B2B non stai scrivendo a qualcuno che compra scarpe alle tre di notte. Il tuo lettore è un professionista, magari oberato di riunioni, che cerca risposte chiare a una domanda precisa, cioè se e come la tua soluzione farà crescere la sua azienda.

Se hai dubbi su come creare una strategia di email marketing, leggi il nostro articolo a riguardo. In ogni caso, ecco alcune dritte per creare email marketing per il mercato B2B che fanno centro:

  • Sostanza: Ogni email deve parlare di ROI, efficienza, risparmio e risultati concreti. Il tempo del tuo destinatario è limitato, quindi il tuo messaggio deve valere ogni secondo speso a leggerlo.
  • Dialogo personalizzato: Sfrutta i segnali del trigger marketing ma assicurati di andare oltre, personalizzando in base al singolo contatto. Se hai tanti lead da gestire, lascia che l’intelligenza artificiale ti dia una mano con testi su misura, tono adatto e perfino suggerimenti sull’orario migliore per inviare.
  • Newsletter: Sfruttale per condividere i tuoi articoli, aggiornamenti, case study o eventi. Mostra che sei attivo, aggiornato e che sai di cosa parli.

Ricorda infine che è essenziale implementare soluzioni di lead generation per poter curare una buona mailing list, come per esempio un form sul tuo sito per raccogliere le mail di chi scarica una tua guida gratuita.

Nulla ti vieta poi di integrare una strategia outbound, inviando email a freddo. Questo però solo dopo aver fatto un lavoro certosino di ricerca. Contatta le persone giuste con il messaggio giusto per massimizzare il potenziale di conversione.

Al momento della scelta del servizio email, la sicurezza è cruciale. Un buon sistema di email aziendale deve includere filtri antispam intelligenti, scanner antivirus per bloccare eventuali minacce nascoste e protezione anti-phishing, così da salvaguardare la tua reputazione digitale.È per questo che lo strumento di Email Marketing di SiteGround offre il massimo della sicurezza con sistemi antispam, record SPF e DKIM.

Ricorda che creare messaggi personalizzati e rilevanti su larga scala richiede organizzazione e memoria strategica. È per questo che per operazioni di una certa scala può essere utile mettere in gioco un sistema CRM che tenga traccia delle interazioni, comportamenti e fasi del customer journey.

Adesso passiamo invece a quegli strumenti di marketing B2B che ti permettono di inserirti nel panorama del tuo settore in modo più pubblico.

5. Partecipa e organizza eventi

Nel mondo del marketing B2B, dove le relazioni personali sono la chiave, gli eventi sono uno degli strumenti più potenti per stabilirsi come ente attendibile, per generare e coltivare lead. Non importa se si svolgono in un centro congressi, in una sala Zoom o nella sezione “Live” di qualche social: ciò che conta è la connessione diretta con i tuoi potenziali clienti.

Quando un account partecipa a un evento, sta dicendo, tra le righe, “Questo tema mi interessa. Questa azienda mi incuriosisce”. E tu, se giochi bene le tue carte, hai l’occasione di conquistarlo con contenuti utili, dimostrazioni pratiche, mostrando il volto umano del tuo brand.

Che si tratti di un webinar, un workshop, una fiera di settore o una tavola rotonda, l’obiettivo è sempre lo stesso, ovvero trasformare la tua competenza in fiducia. Puoi presentare un nuovo servizio, risolvere in diretta un problema frequente tra i tuoi clienti, oppure dialogare con altri esperti per posizionarti come voce autorevole nel tuo ambito. Il risultato saranno lead qualificati e una reputazione più solida.

Foto dell'ultimo WordCamp Europe, dove SiteGround è stato sponsor.

Chiaro, organizzare un evento richiede risorse di tempo, budget, capacità logistiche, e una buona dose di pazienza. Ma non è l’unica strada. Se non puoi essere il regista dello show, puoi sempre essere tra i protagonisti sponsorizzando eventi organizzati da altri.

Un piccolo stand in una fiera, una citazione tra gli sponsor di un webinar seguito dal tuo pubblico ideale, un logo in bella vista tra i materiali di un evento online ben targettizzato. Queste sono tutte strategie intelligenti per associare il tuo brand al contesto rilevante e guadagnare visibilità qualificata.

6. Collabora con altri brand e sfrutta il co-marketing

Un altro eccellente modo di stabilirsi come presenza fidata nella propria industria e raggiungere nuovi lead sono le collaborazioni con altre aziende. Quando due brand con valori compatibili uniscono le forze, infatti, possono moltiplicare la propria autorevolezza e amplificare l’impatto di una campagna

Il co-marketing, una strategia collaborativa in cui due (o più) aziende creano contenuti, eventi o iniziative comuni, condividendo risorse, visibilità e lead. La chiave di queste collaborazioni è che i brand sono complementari ma non in concorrenza tra loro, permettendo l’un l’altra di raggiungere un pubblico altamente qualificato senza partire da zero.

Screenshot dell'articolo dal blog sulla collaborazione tra Frikitek e SiteGround

Se l’altra azienda è già un punto di riferimento nel tuo settore o in uno contiguo, la sua audience si fiderà di te per effetto riflesso, e viceversa. In più, il valore percepito di una collaborazione è spesso maggiore rispetto a un’attività autonoma.

Per esempio, un’azienda che sviluppa software ERP può collaborare con una società di consulenza finanziaria per creare un webinar congiunto su come ottimizzare la gestione del budget aziendale.

7. Usa le Public Relations per guadagnare fiducia

Le relazioni pubbliche – o PR – consistono in tutte quelle attività che ti permettono di ottenere visibilità positiva e credibilità attraverso media di settore, portali specializzati, eventi pubblici, interviste e articoli editoriali. 

Queste iniziative servono a costruire e diffondere una reputazione solida – ancora una volta, nel marketing B2B posizionarsi come voce autorevole, influente, e affidabile nel settore è imprescindibile.

Spesso infatti un’opportunità nasce molto prima del primo contatto diretto: avviene quando un potenziale cliente legge un’intervista al CEO, scopre un tuo articolo su una rivista tecnica, o sente parlare del tuo brand in una tavola rotonda. Le PR sono una strategia di marketing B2B che serve a piantare quei semi di fiducia nel terreno giusto.

Screenshot da un articolo di UKTN dove viene intervistato Daniel Kanchev di SiteGround

È normale pensare che le PR siano una cosa “da grandi aziende”, costosa e difficile da gestire. Ma in realtà, iniziare è molto più semplice di quanto sembri. Non serve assumere un’agenzia o spendere centinaia di migliaia di euro al mese, puoi partire internamente, con una strategia mirata e sostenibile.

Per esempio, come parte di una campagna di PR, potresti mirare ad ottenere citazioni e articoli su media di riferimento o riviste specializzate. Preparando dei contenuti “pitch-ready” – una notizia, una ricerca interna, un punto di vista originale su un tema caldo – e offrendoti come esperto per un’intervista o inviando un articolo come contributo, puoi ottenere spazio e visibilità facilmente.

8. Amplifica la tua presenza attraverso i profili personali dei tuoi impiegati

Sempre più spesso, le conversazioni che più fiducia portano iniziano (o si consolidano) attraverso i profili LinkedIn e social

Nei tuoi sforzi di marketing per il B2B puoi sfruttare la “online persona” dei membri del tuo team, intrecciandola con la tua identità aziendale. Così facendo generi risonanza tra i suoi contatti diretti, che spesso coincidono con il tuo target ideale. I commerciali, i marketing manager, perfino i tecnici della tua azienda sono gli ambasciatori del tuo brand in questo contesto business-to-business.

Un profilo curato e coerente comunica competenza, esperienza e visione. Non si tratta solo di aggiornare la foto o il titolo lavorativo, è necessario ottimizzare questi profili per riflettere la proposta di valore aziendale, creare contenuti mirati, e partecipare alle discussioni chiave del settore.

I profili personali generano engagement autentico, commenti, condivisioni e soprattutto relazioni di fiducia, a differenza di quelli aziendali che possono risultare sterili o troppo distanti. Un potenziale cliente è più propenso a rispondere a un messaggio diretto di un Key Account Manager che a un’email automatica firmata “Team Marketing”.

Oltre a condividere contenuti editoriali o tecnici, i profili personali dei tuoi collaboratori possono diventare canali chiave per promuovere eventi: webinar, fiere, convegni, tavole rotonde o workshop. Se un impiegato partecipa come speaker o come rappresentante aziendale, la sua condivisione personale aumenta la visibilità dell’iniziativa, la rende più autentica e aiuta a rafforzare la brand awareness.

Screenshot di un post dal profilo LinkedIn di Luca Rodino di SiteGround. Il post parla di sostenibilità nel mondo tech, facendo riferimento al report sulla sostenibilità di SiteGround e alle discussioni riguardo l'argomento durante il WordCamp Torino.

Per esempio, un sales engineer con un profilo LinkedIn ben strutturato che pubblica approfondimenti tecnici settimanali può attirare l’interesse di buyer e responsabili di produzione. Il team HR, invece, può usare i propri profili per promuovere la cultura aziendale e attrarre partner o talenti affini. Un marketing manager che annuncia la propria partecipazione come relatore a una conferenza o condivide backstage di un evento rafforza la percezione del brand come attivo e autorevole nel proprio settore.

Eccetto in casi in cui la tua attività sia composta da un team estremamente ristretto, dovresti creare linee guida interne per l’uso dei social in chiave professionale, in modo da allineare la comunicazione e valorizzare ogni voce.

Come trasformare la tua strategia di marketing B2B in risultati concreti

Come abbiamo visto, nel marketing B2B servono strumenti giusti, strategie mirate e una buona dose di pazienza. Ma con le basi solide, una content strategy ben pensata, un uso intelligente dei dati e delle risorse a tua disposizione, puoi costruire relazioni durature e trasformare ogni contatto in un’opportunità reale.

Il segreto è conoscere a fondo non solo il tuo settore, ma gli individui che lo compongono, parlare la loro lingua e offrirgli valore quando ne hanno bisogno. Ogni interazione può essere il primo passo verso una partnership proficua, e ora che hai gli strumenti, tocca a te metterli in pratica.

E se stai iniziando a pianificare le tue prime campagne, scegliere lo strumento di email marketing giusto può fare la differenza tra un messaggio ignorato e una conversazione che porta a una vendita. Esplora subito la nostra piattaforma pensata per automatizzare, segmentare e personalizzare ogni invio con precisione.

Banner dello strumento di email marketing di SiteGround. L'immagine mostra due persone intente a fare email marketing. Il bottone indica "inizia subito"

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Noel Nuccioni

Content Writer

Se non sta rincorrendo la frase perfetta, si sta probabilmente dedicando alle sue attività preferite: il viaggio e il cibo (preparazione e consumo). Ama imparare cose nuove - la piu recente è la programmazione - e passare il tempo all’aperto.

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